Dipingere, suonare, comporre: le mie pratiche rituali. L’Iterazione e la variazione sono i pilastri fondamentali del mio operare. In un processo di creazione e distruzione continua e di oscillazione fra gli opposti, indago i rapporti fra l’uno e la molteplicità. Una ricerca di varietà all’interno dell’unità, che riguarda tutti gli aspetti del mio lavoro: dalla morfologia delle opere alle loro dimensioni, dalle tecniche ai vari materiali e supporti utilizzati.
I legami fra musica e pittura, data la mia duplice attività di operatore visivo e sonoro, sono intrinseci in tutte le mie opere e in ogni loro declinazione, performance e installazioni incluse. Da oltre vent’anni pratico l’Improvvisazione che vivo come atto di Presenza e al tempo stesso come attività di composizione in tempo reale, e ciò caratterizza fortemente il mio approccio nella fase di realizzazione di ogni progetto. Al tempo stesso, una lunga ed estenuante meditazione anticipa e spesso pianifica la direzione generale da intraprendere.
Definisco la mia pittura ‘pittura monosemica’ (dal greco mónos «uno solo” e sèma “segno”) in riferimento al ‘segno unico’ sul quale essa si fonda: il segmento di una porzione d’infinito, un archetipo, che riverbera e satura l’intera superficie. Da questa terminologia deriva ‘Monosema’, titolo di tutte le mie opere visive: concepisco l’intero corpus dei lavori come una opera unica e monolitica.
L’iconoclastia mi ossessiona: una chimera, perché l’immagine perennemente distrutta sembra sempre risorgere, più potente di prima. Questa attitudine “iconoclasta” pervade molteplici aspetti della mio lavoro, e anche la scelta dello pseudonimo che utilizzo può considerarsi di sua discendenza e parte integrante di una strategia antiegolatra. Ak2deru, il mio pseudonimo – una permutazione alfanumerica del mio cognome – è una dichiarazione pragmatica di superamento del sé, di autodeterminazione, di libertà e di indipendenza, e sintetizza l’essenza duale della mia produzione ed estetica.